Vangelo Ottobre 2015

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Leggendo questo brano mi sono stupita della rapidità con cui il cieco guarisce senza un particolare intervento di Gesù. Il cieco era lì fermo a mendicare ai margini della strada da chissà quanto tempo, però gli è bastato sentire una voce in lontananza per mettere in moto il processo di guarigione (grida, getta il mantello, si mette in piedi). Anche se  era fermo, era pronto, pronto a mettersi in movimento. Dal testo capiamo che non era cieco dalla nascita (che io veda di nuovo)quindi il non vedere, l’essere costretto a stare fermo e dipendere dagli altri è una condizione temporanea nella sua vita.
Però quando capita di trovarsi in questa situazione, di smettere di vedere per un po’, di sentirsi persi, di smarrire la strada e fermarsi, ci si dispera pensando che sarà per sempre e nella disperazione ci si scava la propria fossa, nel senso che si disperdono tutte le proprie forze nel piangersi addosso. Invece questo cieco ci fa da esempio e ci insegna che nel tempo del buio e della povertà, lui ha vissuto la sua condizione presente ma si è tenuto pronto, ha tenuto da parte le forze per l’occasione della guarigione, del cambiamento, certo che sarebbe arrivata. “La tua fede ti ha salvato” gli dice Gesù, perché è stata quella fiducia a tenere la porta aperta alle possibilità e a tenere da parte le forze per attuarla, per cogliere l’occasione. Come è data la prova, così lè data l’occasione per uscirne. Questo episodio del vangelo mi ricorda un insegnamento degli antichi che dice di cogliere le occasioni e lo rappresenta con un guscio di chiocciola da cui esce con un balzo una lepre. Nel Medioevo invece si raccontava la storia dell’uomo calvo. Un giorno solo una volta passerà sotto la tua finestra un uomo clavo con un solo capello. Prendiglielo. Ma attenzione: per prenderlo bisogna stare svegli e essere sempre pronti.
                                                                                                                             Francesca

Il passo del Vangelo mi ha colpito per molti aspetti, ma sono due in particolare quelli che vorrei condividere.
La prima riguarda il nome del cieco è il figlio di Timeo Bartimeo, c’è un’insistenza doppia sul Timeo, che in greco significa “aver paura”. Quella del cieco è una paura che viene da lontano, è una paura che lui ha ereditato dal suo albero genealogico e nel passaggio di generazione in generazione, invece di attenuarsi, si raddoppia Timeo, Bartimeo.  Determina la cecità, non permette più di vedere la realtà per come essa è. Penso a quante volte davvero la paura nella mia vita stravolge i contorni delle cose, impedendomi di vivere da protagonista la mia esistenza, ma costringendomi a restare in un angolo a mendicare.
Rispetto a questa doppia paura c’è il doppio grido “Abbi pietà di me” “Abbi pietà di me”. (Dante?).
Poi c’è il comportamento di Gesù.
Gesù incarna in questa situazione l’unico modo possibile di azione: non va dal cieco, non fa qualcosa, dà al cieco la possibilità di muoversi e di assumersi la responsabilità della guarigione.
Perché non si può guarire dalla paura se non nella presa di coscienza della propria libertà.
                                                                                                                                  Elisabetta

“Gesù, abbi pietà di me”: con questo grido forte, fiducioso e pieno di gioia il cieco grido nonostante le opposizioni…
Il cieco fa un’esperienza tutta nuova. Non più le speranze umane, ora si fida di gesù, lo supplica con insistenza, non importa se il suo gridare ha infastidito i presenti: lui ha fiducia. Il cieco del vangelo è umile e riconosce la sua cecità, vede bene i suoi limiti. Soffre e non si rassegna al comodo. Dopo aver letto questo vangelo mi sono detta: “Quante volte sono cieca e credo di vedere, quante cose credo di sapere, quante volte vedo ciò che mi confonde, che mi appesantisce. Quanta nebbia c’è nel mio cuore e nella mente.”
Allora, mi chiedo, ho voglia di essere guarita? Ho voglia di scoprire Gesù?
Il cieco di Gerico ci rassicura, ci indica il cammino verso Gesù, verso la luce, verso la fede, ci invita a questa esperienza. O Signore in questo tempo di cecità aiutaci a comprendere e vedere la tua presenza.                                                                                                                        Patrizia

Questo brano ci parla di un uomo, un uomo di nome Barthemeo. Quest'uomo è fermo, fermo nella sua condizione di mendicante cieco, fermo nella sua vita. Ma quando Gesù passa accanto a lui, capisce che se vuole cambiare questa sua condizione deve fare qualcosa, e cosi fa una cosa molto semplice; Chiede. Questo suo chiedere è cosi' intenso che egli lo grida, grida questo suo desiderio di cambiare vita. Nelle sue parole :" Gesù, abbi pietà di me" c'è tutto il suo mostrarsi ora, senza vergogna, è come se dicesse: "Gesù abbi pietà di tutto me stesso, abbi pietà della mia mancanza".

La cosa più significativa di questo brano è che inizia con un uomo di nome Barthemeo che è fermo e si conclude con lo stesso uomo che ora cammina...                                   Davide

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