Vangelo 25 Giugno 2017

In questo passo Gesù ci stupisce con una serie di contrasti: la paura e la fiducia, la luce e il buio, l'ascoltare sottovoce e il gridare dalle terrazze, il sì e il no ad essere suoi discepoli e testimoni.
In ogni contrasto mi sembra di vedere una scelta che noi possiamo compiere. Scelgo di avere paura degli uomini? Ho fiducia in Dio e nel progetto della mia vita ? Voglio essere discepola con coraggio e "ad alta voce" ? ...
Sullo sfondo un'immagine che mi è sempre stata cara: l'abbraccio di un Dio che veglia su tutto e ha cura di tutto, che non solo conosce il nome di ognuno ma anche il numero dei nostri capelli
Buona lettura Tatiana

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».


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L’esempio dei passeri e dei capelli contati dice tenerezza: i passeri sono uccellini che si trovano ovunque, in gran parte del mondo e quindi considerati anche a volte insignificanti. Se Gesù cita l’esempio dei passeri e dei capelli è perché forse noi stessi a volte ci giudichiamo di nessun valore e quindi incapaci di dare e avere fiducia.
Gesù sposta lo sguardo sul Padre: lui conta le stelle e le chiama per nome, si prende cura di noi come un Padre amorevole verso i suoi figli: è importante sapere che siamo figli del divino che cercano la strada per tornare a casa, e a volte ci sentiamo smarriti. E allora mi chiedo: come mi comporterei se fossi totalmente consapevole di essere figlio di Dio, se facessi di questa consapevolezza un punto fermo nella mia vita, se sentissi di avere questa scintilla divina in me e la tenessi accesa sempre? Come mi prenderei cura di me, dell’altro? Come incontrerei l’altro? Questo mi chiede di prestare attenzione in ogni momento ai minimi dettagli, …. che valore ha questa esperienza che la vita mi sta proponendo, è solo un tormento, una punizione o mi sta offrendo la possibilità di comprendere questo grande amore di Padre, che mi ama in modo nuovo, strano per me?
Se accogliamo la divinità che è in noi e ci rendiamo conto che è sempre presente, comprendiamo anche che tutti i momenti sono degni di attenzione, anche i più piccoli ed insignificanti come possono sembrare i passeri o i capelli. Ed impareremo ad avere più fiducia in questo padre che ci ama infinitamente e che ci incoraggia: non temere!!!! 


Vi racconto una storiella: un giorno in un condominio scoppia un incendio: al quarto piano, sul davanzale della finestra, c’è un bambino piccolo che grida, piange, e urla che ha paura…da sotto il padre gli dice: “buttati, ti prendo io”..ma il bambino grida: “non ti vedo, c’è troppo fumo, dove sei?” il padre gli risponde…non temere, buttati, abbi fiducia, perché io ti vedo.

Anna Rita

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In questo passo Gesù ci interroga e ci stupisce con una serie di contrasti: la paura e la fiducia, la luce e il buio, ciò che è nascosto e ciò che è visibile, l'ascoltare sottovoce e il gridare dalle terrazze, il sì e il no a percorrere una strada come suoi discepoli. In ogni contrasto ci sono due vie, due scelte possibili ogni giorno. Oggi scelgo di avere paura degli uomini o scelgo di avere fiducia in Dio ? Oggi, se sento nel mio cuore questa fiducia, voglio provare, nel modo in cui riesco, a portala fuori, a spargerla con coraggio gridando il Suo sussurro perché questa fiducia diventi contagiosa e cresca in me e negli altri ? Certo ci sono giorni di paura ma anche giorni di fiducia, ci sono giorni in cui riesco a fatica a parlare sottovoce e giorni in cui sento una forza che vorrei gridare. Ma quello che mi sembra importante è fare la scelta e dire sì a questa bellissima sfida fatta di passi avanti e passi indietro ma sempre nell'abbraccio di un Dio che nel suo amore sa tutto di noi, conosce il nostro nome ma anche il numero dei nostri capelli.
Tatiana

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Il brano evangelico fa parte del capitolo 10 di Matteo che riguarda la missione dei discepoli e di tutti noi come suoi discepoli. Poco prima il Cristo dice “ Vi mando come pecore in mezzo ai lupi”. In questo brano ripete almeno tre volte “Non abbiate paura”. 
Da dove dunque può venire il coraggio di essere pecore tra i lupi?
Mi pare che le indicazioni che il brano evangelico ci dà siano due: la prima è la capacità di affidarsi come un bambino ad un Padre celeste che è amorevole quanto una Madre: la sua cura è così grande da conoscere il numero dei capelli del nostro capo.  
L’altra è la forza: “Se uno mi riconoscerà davanti agli uomini, lo riconoscerò davanti al Padre, se mi rinnegherà, lo rinnegherò”. In questo passo il Cristo ci richiama alla nostra forza di “parola”, di manifestazione: “Annunciatelo sui tetti”.
In questo mese all’Eremo abbiamo meditato proprio su questa virtù cardinale e abbiamo concluso il nostro percorso con la visita alla Cappella degli Scrovegni. In essa Giotto mette di fronte Forza e Accidia, la virtù e il vizio corrispondente. L’accidia è rappresentata da una donna in precario equilibrio su una ruota. 
La forza invece è una donna statuaria che è completamente presente a se stessa e mostra in modo inequivocabile di avere un centro dal quale si irradia il suo coraggio. 
Il nostro centro mi pare possa essere proprio la consapevolezza della cura di Dio che ci conosce meglio di noi stessi. Se attingiamo ad esso, possiamo essere coraggiosi testimoni.
Elisabetta

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Non temete, Gesù ripete queste parole 3 volte nel Vangelo di oggi...è qualcosa di importante e mi tocca nel profondo.

La paura...la paura è qualcosa che ti blocca e se non ci stai attento può caratterizzare tutte le tue scelte e la tua vita stessa.

La paura può far perire anima e corpo come dice Gesù.

A questo proposito mi viene in mente San Francesco e il lupo...Questo lupo seminava morte e paura nella città di Gubbio.

Francesco sentiva che doveva incontrare e parlare con questo animale; così lo immagino da solo, inerme e pieno di paura (come qualsiasi uomo) davanti a questa fiera...e la prima cosa che dice è - fratello lupo...e dicendo così è come se dicesse "sorella paura".

Ecco, si manifesta in tutta la sua umanità, in tutta la sua debolezza ed il lupo si affievolisce, anzi...diventa suo amico ed amico di tutti gli abitanti di Gubbio.

Manifestarsi per quello che si è, dialogare con la parte di noi che ci fà tremare, che ci fà scappare...ecco il segreto per superare la paura, per farsela amica, per farsela sorella come ci insegna Francesco.

Non temete, Non abbiate paura, Rivelate ciò che siete, siate alla luce del sole e predicatelo sui tetti, siate veri...è questo secondo me il grande insegnamento che il Vangelo ci insegna oggi.


Matteo

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