Testi interventi - Il sogno

La camminata meditativa, la sera del 19 SETTEMBRE 2016, dal Chiostro del Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo di Santa Maria, ha avuto come tema conduttore: “IL SOGNO”.
Il sogno è una finestra sulla nostra anima, è un desiderio che alimentiamo ad occhi aperti, è un’opportunità per giungere al nostro sé?

Lungo il percorso, ritmato dal silenzio della natura, dai passi silenti dei partecipanti (32), in una limpida serata illuminata da una splendida luna piena, sono stati offerti canti, riflessioni e testimonianze:


ACCOGLIENZA AL CHIOSTRO:
fra Renzo accoglie e dà il benvenuto a tutti, in particolare alle persone che partecipano per la prima volta.
Ricorda il sogno di Martin Luther King: “I have a dream”, dove esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Questo discorso, tenuto il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili è sicuramente uno dei più famosi del ventesimo secolo ed è diventato simbolo della lotta contro il razzismo negli Stati Uniti e nel mondo.



CANTO DI OSCAR:  IO SOGNO

Sogno che un giorno ogni valle sarà colmata
ogni montagna e collina abbassata
i luoghi impervi diverranno piani
i tortuosi si raddrizzeranno
e la gloria del Signore si rivelerà.
Io sogno che un giorno ogni nazione
comprenda che gli uomini son creati uguali
sogno che l'odio e l'oppressione
siano trasformati in giustizia e libertà
 Rit.: Sogno che un giorno ...
Sogno che i figli di oppressi e di oppressori
siedano insieme al tavolo della fratellanza
che nessun uomo sia giudicato dal colore della pelle
ma dalla sua personalità.
Rit.: Sogno che un giorno ...
Sogno che un giorno tutti accoglieranno
l'eredità preziosa di Gesù:
vi lascio la pace, vi dò la mia pace
la forza di portare con gioia la croce
Rit.: Sogno che un giorno ...
Sogno l'amore che vince la paura
una paura che genera la guerra
le armi sono illusioni, false soluzioni
la Terra Promessa è solo nella Pace
Rit.: Sogno che un giorno ...
Davanti alla statua della Vergine Maria


Intervento di Nicoletta: l’importanza dei sogni
L’essere umano ha difficoltà a comprendere molte cose che oltrepassano il suo orizzonte e spesso deve ricorrere a termini simbolici per rappresentare concetti che non riesce a comprendere pienamente. Ciò che non riusciamo a definire con un linguaggio convenzionale cerchiamo di riprodurlo sotto forma di immagini simboliche, inconsciamente e spontaneamente, nei sogni.
Esistono infatti eventi che sono rimasti al di sotto della soglia della coscienza che possono riaffiorare dall’inconscio sotto forma di sogno e che spesso ci aiutano a comprendere cose e avvenimenti della nostra vita.

Sosta alla grotta dove entriamo completamente al buio.


CANTO DI OSCAR:
HO IMPARATO A SOGNARE – Negrita

Ho imparato a sognare, che non ero bambino che non ero neanche un’età
Quando un giorno di scuola mi durava una vita e il mio mondo finiva un po’ là
Tra quel prete palloso che ci dava da fare
e il pallone che andava come fosse a motore
C'era chi era incapace a sognare e chi sognava già

Ho imparato a sognare e ho iniziato a sperare che chi c'ha avere avrà
ho imparato a sognare quando un sogno è un cannone, che se sogni ne ammazzi metà
Quando inizi a capire che sei solo e in mutande
quando inizi a capire che tutto è più grande
C' era chi era incapace a sognare e chi sognava già

Tra una botta che prendo e una botta che do
tra un amico che perdo e un amico che avrò
che se cado una volta una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò

Ho imparato a sognare, quando inizi a scoprire che ogni sogno ti porta più in là
cavalcando aquiloni, oltre muri e confini ho imparato a sognare da là
Quando tutte le scuse, per giocare son buone
quando tutta la vita è una bella canzone
C'era chi era incapace a sognare e chi sognava già

Tra una botta che prendo e una botta che do
tra un amico che perdo e un amico che avrò
che se cado una volta una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò



INTERVENTO SPONTANEO DI PAOLA L.

INTERVENTO DI NADIA SA.:
Ho considerato il  tema sogno come  l’aspirazione di realizzazione di una persona.
Faccio parte da 27 anni di un gruppo di volontari nel settore disabili non gravi, e per noi  volontari stare con loro è cercare assieme di sognare un mondo dove tutti possano integrarsi. Noi  questo cerchiamo di farlo andando assieme a sagre, a giostre a giocare bowling, a musei, invitando persone esterne come maestri di yoga, di musica, di teatro a condividere con noi  la loro esperienza.
Quest’anno noi volontari abbiamo avuto un regalo, una ragazza del nostro gruppo, disabile dalla nascita a causa di un parto prematuro, si sta laureando in scienze sociali e porterà come tema il nostro gruppo. Così ci siamo ritrovati ad essere oggetto di studio, e quando abbiamo letto la bozza dell’idea della sua tesi noi tutti volontari siamo rimasti senza parole, commossi e  personalmente mi sono sentita sciolta dentro.
Vorrei leggervi due righe dalla sua tesina,  però  prima premetto un’altra cosa, tempo fa così per gioco abbiamo pensato di creare un plastico con delle casette di cartoncino dove tutti potevamo avere un’ attività che avremmo voluto realizzare, quante cose sono nate dietro questo semplice gioco, ogni ragazzo aveva la sua aspirazione ……
Ecco due pensieri di Erika :
E se è vero che il benessere della persona è anche il risultato della possibilità di esprimere se stessa attraverso le proprie passioni, il nostro gruppo ha deciso di rappresentarle concretamente dando vita al “villaggio globale di Oltre le mura”, la nostra città ideale.   
Non smettere di sognare è il nostro slogan perché i nostri sogni possono comunicare agli altri chi siamo e possono prendere vita con la fantasia!! Sogni e desideri normali di cui a volte è difficile parlare quando poche sono le persone con le quali condividerla o perché non sia ha la possibilità di sperimentare concretamente e di capire cosa più ti piace.


CANTO DI SILVIA ED ENRICO: IL SOGNO

Sono un viaggiatore che non sa dove andare
ho seguito l'istinto di partire

Cammino a piedi nudi sulle sponde
in cerca d'un po' d'umanità

Mi immergo tra le acque sereno,
sono al largo in un baleno

Tuffo fra le nuvole, capriole nell'aria
se acqua o aria non so più dire

Sono in capitano capovolto a testa in su,
scruto le profondità tra sogno e realtà,
sinistra o destra, alto e basso, ieri e domani non ci sono più

Guardingo sono le lepre tra i rovi
batte forte il cuore
lei è là fuori

 Maestosa vola in circoli di nuvole
ah, sento una fitta tra le costole


Il vecchio capo indiano danza intorno al fuoco,
tra coltri di fumo.

Sono in capitano capovolto a testa in su,
scruto le profondità tra sogno e realtà,
sinistra o destra, alto e basso, ieri e domani non ci sono più


Ero un viaggiatore che non sapeva dove andare,
ho seguito l'istinto di partire.

Sono in capitano capovolto a testa in su,
scruto le profondità tra sogno e realtà,
sinistra o destra, alto e basso, ieri e domani non ci sono più


INTERVENTO DI  ODILLA:
Sogno realizzato della Cooperativa agricola Insieme in Serbia
Dall’inizio di aprile del 1992, dopo il collasso della Jugoslavia, la Bosnia Erzegovina ha sofferto una sanguinosa guerra d’aggressione alla sua integrità territoriale, terminata nel novembre 1995, con la firma degli accordi di Dayton. Tre anni e mezzo di guerra hanno prodotto: più di centomila morti; migliaia di scomparsi; più di due milioni di profughi; migliaia di persone con danni permanenti; economia ed infrastrutture distrutte. La guerra ha provocato un cambiamento della struttura demografica della popolazione, come risultato delle operazioni di “pulizia etnica” dei territori.
Il comune di Bratunac si trova sulla riva occidentale della Drina, al confine tra la Bosnia Erzegovina e la Serbia, a pochi chilometri da Srebrenica. Come quest’ultima, fa parte della Republika Srpska (una delle entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina di oggi). Dal 1992, l’area è stata teatro di scontri durissimi. La cittadina di Srebrenica, enclave a maggioranza musulmana in un territorio a maggioranza serbo ortodosso, fu dichiarata area protetta dalle Nazioni Unite che lì posero una propria base militare. Per questo motivo molti bosniaci di religione musulmana (bosgnacchi) cacciati dalle proprie case, cercarono rifugio entro i suoi confini. Così è stato anche per molte famiglie che risiedevano a Bratunac. L’11 luglio 1995 l’esercito serbo bosniaco violò l’area protetta ed entrò a Srebrenica commettendo un massacro sistematico degli uomini musulmani, inclusi i giovanissimi e gli anziani. Le vittime stimate sono più di ottomila, alcuni dei quali ancora in corso d’identificazione (con l’analisi del dna). Le donne e i bambini sopravvissuti furono trasferite forzatamente in campi profughi, fuori dal territorio controllato dai serbo bosniaci (dove la maggior parte di loro ha vissuto fino al 2004).

Si è trattato di una strage di dimensioni inaudite, la più grande commessa in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Il solco di odio e diffidenza reciproca tracciato è profondissimo.
Nel comune di Bratunac l’81% delle abitazioni civili sono state distrutte o danneggiate gravemente nella guerra, oppure occupate da persone che non ne avevano diritto. Eppure in quest’area della Bosnia il ritorno di chi è stato costretto a fuggire è più alto che nelle zone circostanti della R.S. Si stima che il 30% della popolazione bosgnacca di prima della guerra sia rientrato nel comune. I nuclei familiari sono tuttora frequentemente formati da donne capofamiglia con anziani e giovani a carico. Gli aiuti internazionali per la ricostruzione delle case non sono bastati a garantire la ripresa della vita. L’assenza di lavoro potrebbe favorire un nuovo esodo, soprattutto da parte dei più giovani e dei nuovi nuclei familiari. Creare nuove opportunità di lavoro è più che mai necessario. In una situazione economicamente depressa è difficile ricostruire relazioni tra i differenti gruppi umani (etnico-religiosi) che la guerra ha artificialmente contrapposto. Al contrario, lavorando uniti per poter rimanere nella propria terra, è possibile ricominciare a vivere insieme e rappresentare un esempio per l’intera Bosnia Erzegovina.
IL NOSTRO SOGNO: se si può fare qui, sarà possibile ovunque.
La Cooperativa agricola Insieme è nata a giugno del 2003, con una struttura basata su valori di equità e uguaglianza tra i soci e con un grande SOGNO: favorire il processo di ritorno a casa delle persone cacciate dalla guerra e il ripristino delle condizioni per la vita in comune.
Oggi posso dire che il nostro sogno è stato realizzato e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno contribuito a realizzarlo. Grazie e ancora grazie!


INTERVENTO E CANTO DI OSCAR:

Nel 1970 Fabrizio De Andrè pubblicò l’album “La Buona Novella”, una raccolta di canzoni che raccontano l’infanzia di Maria e la vita di Gesù, ispirate da alcuni vangeli apocrifi. Le canzoni, che sono vera e propria poesia, mettono in luce l’aspetto più terreno della vita e descrivono la figura di Maria non solo come Madre di Gesù, ma anche come bambina dolce, delicata, con i propri timori e le proprie debolezze.
Maria, dopo essere stata reclusa in convento da bambina, all’età di 12 anni venne data in sposa a Giuseppe, il quale partì subito dopo per lavoro e tornò dopo 4 anni. Al suo arrivo a casa incontrò Maria, la abbracciò, la accarezzò e … la scoprì incinta. Maria allora gli raccontò il sogno del concepimento di Gesù, ed alla fine di questo racconto lei scoppiò a piangere e lui le accarezzò delicatamente il viso.


Il sogno di Maria – Fabrizio De Andrè
“Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l’ombra era fredda, gonfia d’incenso;
l’angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d’improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese – Conosci l’estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all’ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d’ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.
Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l’angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d’un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.
Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l’immagine, stinse il colore,
ma l’eco lontana di brevi parole
ripeteva d’un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era
– Lo chiameranno figlio di Dio –
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.”
E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d’una quiete apparente
che si consuma nell’attesa
d’uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posati le dita
all’orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.



INTERVENTO DI ENRICO
Stasera il tema della serata è per me molto stimolante. Salendo il percorso che ci porta all’eremo mi sono venute in mente due frasi importanti da ricordare in una serata così:una è “i sogni son desideri”. A questo proposito vi vorrei raccontare un breve aneddoto personale: da ragazzo sognavo di notte di riuscire a schiacciare a canestro, tanto da svegliarmi la mattina felice e convinto di riuscirci, poi capivo che la realtà non era quella e per questo mi misuravo l’altezza con regolarità e desideravo di arrivare a 1.95 metri, ma certi sogni restano tali a volte. Fa parte della vita anche questo. Ce ne sono però altri di sogni per i quali possiamo fare qualcosa: rimboccarci le maniche per realizzarli, ma è necessario sognare veramente, la notte, dove vogliamo arrivare e cosa desideriamo e poi faticare e impegnarci e crederci anche quando il morale va sulle montagne russe!
L’altra frase è una a cui tengo molto che mia mamma ripete spesso, soprattutto a mio papà e a mio fratello quando parlano di “sogni” molto costosi e materialistici: sognare non costa niente!

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