Testi degli interventi - La preghiera

La camminata meditativa del 19 MARZO 2018 si è svolta all’interno del Convento di Santa Maria del Cengio e ha avuto come tema conduttore: LA PREGHIERA.

Le parole, le note, i nostri passi e anche il silenzio possono diventare preghiera.

In una serata fredda e piovosa fr.Renzo accoglie e saluta caldamente i partecipanti (15p).

Ecco le nostre testimonianze:

CANTO DI OSCAR
MALE CHE FA MALE – Alex Baroni

Dio se ci sei, con i dolori tuoi,
ascolterai una preghiera
i figli tuoi, chiedono amore sai,
ci sentirai, così vicino a te

Vite a metà, cuore indeciso che,
la direzione non ce l'ha
gente che va, senza pensarci su,
il bene e il male non lo sa dov’è

Quanti che, li puoi vedere anche tu
sulle strade soli come sono

Male che fa male, tu lo puoi fermare
male che fa male tu non vuoi
lasciati parlare lasciati cercare
lasciati vedere e guarda noi.

Dio se ci sei, di sole e nuvole,
libera noi da questo male
dacci il tuo pane, toglici i debiti
ascolterai queste parole che,
gridano, così lontano da te
ma lo so che tu le puoi sentire

Male che fa male, tu lo puoi fermare
male che fa male tu non vuoi
lasciati parlare lasciati cercare
lasciati vedere e guarda noi

Quanta gente che ci crede, a qualcosa
e sta lottando anche per noi
quanta gente sta aspettando te.

Male che fa male, tu lo puoi fermare
male che fa male tu non vuoi
lasciati parlare lasciati cercare
lasciati vedere e guarda noi

INTERVENTO DI FRANCESCA
L’atto della preghiera per me è mettermi in relazione con qualcosa più grande, o per ringraziare, o per chiedere una benedizione, o per mettermi in ascolto. E’ questo un momento in cui riconosco che c’è qualcosa di più grande della mia comprensione del mondo, del mio piccolo stare su questa terra, del mio sentire, e la preghiera mi apre a una relazione che ridimensiona i miei “assoluti”­­­ e mi mette in discussione.
Per me la preghiera va fatta in ginocchio. Le ginocchia sono la parte forte della gamba, che sostengono, tengono in piedi, danno slancio, ci fanno muovere. Quando studio la storia antica, mi stupisce vedere i grandi re del passato inginocchiarsi per ricevere l’incoronazione: anche loro, pur avendo potere di vita e morte sui loro sudditi, dovevano sospendere il loro potere per un attimo e riconoscere in quella sospensione l’origine della loro forza.
Questo mi ricorda un tempo in cui  non sentivo il bisogno di ringraziare o chiedere benedizione alla vita. Un giorno, anzi una sera, mi capitò però di vivere un’esperienza diversa dal solito, di sperimentare una sensazione in cui mi sentivo così amata da morirne quasi, nel senso che era difficile da sostenere anche solo il pensiero di essere il destinatario di una cura e un calore così grandi e avvolgenti, tanto da farmi sentire inetta, non degna, quasi vergognosa.. fu allora che l’unica cosa che il mio corpo fece, nella paralisi di volontà che quello stato di contemplazione produceva in me, fu di crollare in ginocchio, piegando quasi, assieme agli arti inferiori, anche il mio orgoglio, una parte coriacea dentro che non si piegava mai, che non chiedeva, che non osava desiderare qualcosa di più, che non si metteva mai in relazione. Ora nella mia preghiera c’è sempre anche questo ricordo, di quell’ atto di umiltà, di un modo dolce e diverso di essere nel rispetto di me stessa e della vita che mi sostiene. 

In sala capitolare leggiamo TUROLDO
David doveva partecipare a un corso biblico sulla preghiera, organizzato pochi mesi prima della sua morte. Gli organizzatori, saputo che p. David non poteva muoversi, perché la salute declinava, decisero di andare a trovarlo e di intervistarlo.

Ecco alcuni passaggi;

P. David nel ringraziare il gruppo dice: “Avevo accettato con entusiasmo il vostro invito perché il tema della preghiera attraversa tutta Ia mia vita. Ho fatto non so quante volte la traduzione dei salmi, ho composto più di mille inni perché la chiesa canti, ho fatto liriche con i testi della Bibbia perché la gente torni a casa con la Parola di Dio che le canta dentro... Bisogna partire da Cristo che è l'orante, il liturgo per eccellenza, colui che tiene la comunione dei mondi. Proprio vedendo Cristo capiamo che la preghiera è una vita, è un modo di vivere e questo è molto importante tenere presente altrimenti si fanno pratiche di pietà. Va subito fatta una distinzione: c'è la pietà e ci sono pratiche di pietà. La pietà è uno stato permanente...Le pratiche di pietà sono momenti particolari in cui si dicono preghiere.
E' come il fuoco e la legna, per alimentare il fuoco è chiaro che tu non puoi privare il  fuoco della legna perché il fuoco si spegne come non puoi mettere tanta legna sul fuoco perché questo si soffoca e quindi c'è la pietà, c'è la vita di Cristo che è l'eterno orante... e ci sono momenti di preghiera... La preghiera non è una cosa in più, essa fa parte dello stato biologico dell'uomo. Il credente deve essere uno che vive la sua preghiera. Difatti l'uomo non è un autosufficiente, non è autonomo, anzi la vita dell'uomo è un rapporto continuo, uno stato di comunione, uno stato di comunicabilità, di espansione. Non c'è nessun uomo che non abbia bisogno dell'altro, di comunicare con l'altro. Dio stesso ha bisogno di comunicare ed è il fondamento stesso poi della natura dell'uomo che è fatto a sua immagine.
La preghiera non è quello che noi pensiamo. E' preghiera, per esempio, non sciupare le cose, preghiera è essere in pace con gli elementi, preghiera è il rapporto con la terra, con gli altri e con te stesso. .. Sono tre le dimensioni dell'uomo: la dimensione cosmica, la dimensione comunitaria, la dimensione divina. Se tu non attui le due prime non hai nemmeno la terza: ecco come i rapporti si snodano... Io sono la coscienza della terra, sono la terra che ama e che adora, oppure la terra che bestemmia e che odia... quando io mi inginocchio è la terra che si inginocchia, quando io canto sono i cieli che cantano, quando io compongo una lode, do voce ad ogni creatura. L'uomo di preghiera è quello che sale verso Dio portando tutta la creazione e porta Dio nella creazione. Ecco i due movimenti: l'uomo va, si carica di Dio e torna nel tempo e nello spazio per mutare le cose.
... Amici che mi ascoltate non preoccupatevi di chiedere questo, di chiedere quest'altro, preoccupatevi di essere, di essere e basta. E di tanto in tanto, per essere, raccoglietevi e cercate di alimentare questo fuoco. La questione è nel modo in cui si vive, perché anche la preghiera può essere fuga, può essere alienazione".

Brevi commenti al termine della lettura

ENNIO: ho capito solo in età matura che la preghiera non deve servire per chiedere, ma per essere. Essere quindi dentro noi stessi per comprenderci in profondità e poi trasmetterlo agli altri.
MATTEO: la preghiera ci rappresenta come una rete, cioè siamo tutti collegati tra noi attraverso dei nodi in comunione con Dio. Non fare preghiera, ma essere preghiera è una coscienza che ama.
LAURA: la preghiera è uno strumento prezioso ed indispensabile che ci fa sentire in comunione con il mondo.
NICOLETTA: San Bernardo di Chiaravalle diceva che la preghiera permette all’uomo di conoscere se stessi nella propria interiorità. Essere preghiera è essere uniti.

INTERVENTO DI  OSCAR
Entanglement e preghiera
L’entanglement, che significa “unione”, “correlazione”, è un affascinante e misterioso fenomeno della meccanica quantistica secondo cui due particelle che sono state in relazione tra loro per un certo periodo di tempo, se vengono separate, rimangono in qualche modo legate, e ciò che accade ad una si ripercuote istantaneamente anche sull’altra, senza necessità di una interazione e indipendentemente dalla distanza che le separa.
Un esperimento fu condotto nel 1997 su due fotoni legati tra loro. Entrambi furono inseriti in una macchina speciale che aveva il compito di separarli fino ad una distanza di 23 km. Fu quindi riscontrato che le due particelle “entangled”, seppur a 23 km di distanza, continuavano ad agire come se fossero rimaste unite.
Quando sono venuto a conoscenza di questo fenomeno, ho subito pensato al potere della preghiera, cioè  entrare in contatto profondo, far accadere qualcosa, trasformare e muovere l’animo ad un'altra persona, che in qualche modo è unita a noi o da un vincolo diretto di conoscenza, o dal fatto che comunque tutti siamo parte di un unico “tutto”.
Con questo non voglio interpretare in maniera pseudoscientifica il fenomeno quantistico per giustificare per esempio come fanno i gemelli omozigoti a “sentirsi” uno con l’altro anche separati, ma sento che ogni progresso scientifico che cerca di spiegare l’infinitamente grande e infinitamente piccolo, finisce col descrivere l’uomo nella sua natura più profonda, anzi gli uomini; e noi infatti siamo tutti uniti, solo che siamo manifesti a vari livelli, e la preghiera è uno dei  modi per attraversare tali livelli e creare ricreare il legame primordiale che ci ha generati.

In chiesa
CANTO DI OSCAR
San Francesco – Paolo Spoladore

O Signore fa di me un tuo strumento
fa di me uno strumento della tua pace,
dov'è odio che io porti l'amore,
dov'è offesa che io porti il perdono,
dov'è dubbio che io porti la fede,
dov'è discordia che io porti l'unione,
dov'è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.
Dov'è errore che io porti verità,
a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande,
che sia goccia di rugiada per il mondo,
che sia voce di speranza,
che sia un buon mattino
per il giorno d'ogni uomo
e con gli ultimi del mondo
sia il mio passo lieto nella povertà,
nella povertà.

O Signore fà di me il tuo canto,
fà di me il tuo canto di pace;
a chi è triste che io porti la gioia,
a chi è nel buio che io porti la luce.
È donando che si ama la vita
è servendo che si vive con gioia.
Perdonando che si trova il perdono,
è morendo che si vive in eterno.
Perdonando che si trova il perdono
è morendo che si vive in eterno

O Maestro dammi tu un cuore grande,
che sia goccia di rugiada per il mondo,
che sia voce di speranza,
che sia un buon mattino
per il giorno d'ogni uomo
e con gli ultimi del mondo
sia il mio passo lieto nella povertà,
nella povertà.

Concludiamo la camminata cantando tutti insieme Evenu Shalom e poi recitando il padre nostro, dandoci la mano in cerchio, davanti all’altare.

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