Testi degli interventi - La forza

La camminata meditativa del 19 GIUGNO si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore  una virtù cardinale: LA FORZA.

Forza fisica? Mentale? Emozionale? Cosa vuol dire essere forti? In quali momenti della mia vita ho riconosciuto la forza che c'è in me? Cosa ci insegnano i miti rispetto a questa virtù?
Abbiamo camminato in silenzio cercando di capire cosa significa la forza in ognuno di noi, facendo delle soste per ascoltare le riflessioni e testimonianze dei partecipanti (30):

RITROVO AL CHIOSTRO:
fra Renzo accoglie e dà il benvenuto a tutti introducendo il tema della serata con una frase della Bibbia: il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in lui la mia fiducia; mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore. 

INTERVENTO DI PINO
Volevo porre l'attenzione a due persone Gandhi e Madre Teresa di Calcutta. Gandhi conosciuto per la "forza" della non violenza, Madre Teresa per una grande Forza Spirituale. Due persone che hanno potuto disporre di "forze" apparentemente diverse ma provenienti dalla stessa fonte. È l'allineamento della volontà del cielo che trova spazio nei pensieri della terra e dell'uomo è il non manifesto che si manifesta e si concretizza.  Quello che è considerato l'impossibile terreno è il possibile nel cielo (nulla è impossibile a Dio). Così che l'impossibile diventa possibile per l'allineamento,  come in cielo così in terra, secondo la volontà della terra che è la diretta conseguenza della volontà del cielo.

INTERVENTO DI FRANCESCA
La forza è una presenza che entra e esce continuamente dalla mia vita: o c’è totalmente e mi fa smuovere mari e monti, oppure non c’è e mi sento a terra. Come il personaggio biblico Sansone, famoso per la sua forza, capace di distruggere qualunque cosa a mani nude, ma quando gli tagliano i capelli, perde tutto e si ritrova cieco, schiavo e solo.
A cosa corrisponde la mancanza di forza?
Essa è detta dagli antichi accidia, è riconosciuta come uno dei 7 vizi capitali e significa mancanza di cura, di darsi da fare. Essa corrisponde a uno stato di mollezza e indolenza, pigrizia e rassegnazione in cui si perdono le forse interiori e di conseguenze anche quelle esteriori. Ma come nasce l’accidia nell’animo umano?
Un aiuto ci viene da Giotto, che la raffigura come una donna che non riesce a stare in equilibrio su una ruota. La ruota ci parla della ciclicità della vita, degli alti e bassi, e soprattutto della ruota conosciuta nel Medioevo come la “ruota della fortuna”, in cui le fasi di sorte avversa si succedono (regnavo, regnerò, sono senza regno) rispetto all’unico momento in cui si è all’apice del proprio successo (regno). Identificarsi con i brevi successi e insuccessi della propria vita porta a lungo andare a stancarsi del continuo e altalenante mutamento del ciclo della ruota e perdere forza, voglia di vivere, voglia di provarci. Sembra che nulla più valga la pena, perché la nostra identità si trova all’esterno della ruota. La forza è trovare il perno, il centro immobile della ruota, quel punto che come diceva Archimede può diventare “il punto di appoggio” con cui “sollevare il mondo”.            

INTERVENTO DI ANNA RITA

INTERVENTO DI DAVIDE
Esistono due tipi di forza: la forza fisica e la forza d’animo. Una volta ero convinto che valesse di più la forza fisica; che fosse indispensabile per superare gli ostacoli che la vita ci sbatteva davanti. Quando andavo in montagna ed affrontavo dei percorsi difficili cercavo di prepararmi fisicamente e allenavo soprattutto muscoli e articolazioni.
Oggi sono convinto del contrario: solo la forza fisica non basta; l’energia più grande deriva e si attinge dalla forza d’animo. Essa infatti ci alimenta e ci dà la carica per superare qualsiasi prova avversa e spesso ci salva quando il fisico non ce la fa più. 
E’ una forza che richiama altra forza!

CANTO DI ALESSANDRO: Pescatore di Pierangelo Bertoli

INTERVENTO DI NADIA
Mi hanno insegnato fin da piccola che essere forte vuol dire non farti vedere piangere, che sei commossa, arrabbiata, triste...
In qualche modo forza = impermeabilità
Forza/ fortiduto/ fortezza....
Essere forti vuol dire tirar su un muro per proteggersi da tutto ciò che di esterno può far male?
Ma fa male anche tutto ciò che si muove dentro e che i muri bloccano...
Per un tempo della mia vita è stato proprio così, per essere forte cercavo di non farmi sfiorare dagli avvenimenti, ho tirato su muri a protezione, rigidità fisica e mentale...sono stata un po' di pietra.
Ma i muri si sgretolano, e quando qualche pietra ha cominciato a cadere ho compreso la differenza fra rigido e forte.
Per me essere forte è avere le gambe ben piantate a terra, i piedi mettono radici in ciò in cui credi e in ciò che sei e nulla ti smuove.
Puoi lasciare che il vento ti scuota dentro e fuori, può cadere qualche foglia e dei rami spezzarsi, ma le radici non si staccano da terra.


INTERVENTO DI GHENO
Quando ero giovane sfidavo i miei amici in giochi ed esercizi di forza e tutti volevamo vincere. Crescendo ho capito che prima bisogna trovare la propria strada, la forza viene dopo. Ognuno dispone di una propria forza e la cosa importante è metterla a servizio di noi stessi e degli altri.

INTERVENTO DI NICOLETTA
Il mito di Ercole
Il leone Nemeo era un mostro invulnerabile, inviato a Nemea da Era per distruggere Ercole.  La sua pelle non poteva essere ferita in alcun modo, rendendolo di fatto invulnerabile, mentre zanne ed artigli erano duri quanto il metallo. Il leone era un vero flagello per il popolo di Nemea, poiché attaccava e sbranava uomini e greggi e tale fu la sua ferocia che la gente smise di lavorare per timore di incrociare il mostro.
Giunto a Nemea e seguendo la scia di carcasse che il leone si era lasciato dietro, Ercole  riuscì a trovare il leone; ma vedendo che spada e frecce erano inefficaci contro di esso decise di affrontarlo a mani nude. Con una forza immane riuscì a bloccare proprio il suo punto di forza, cioè la bocca e con un testa a testa, lo smascella. Dopo avere ucciso il Leone di Nemea, Ercole fece della sua pelle un'armatura.
Questa storia ci ricorda in qualche modo l’incontro tra Francesco ed il lupo di Gubbio con la differenza che Francesco usa una forza diversa, gli basta pronunciare: fratello lupo!!

INTERVENTO DI ENRICO
C’è un libro importantissimo da cui possiamo cogliere molteplici esempi di cosa è la forza, questo libro è il libro della Natura. Ognuno può trovare un esempio in ciò che ci circonda: dalle figure simboliche dell’aquila, della tigre, del lupo, all’esempio più quotidiano e comunque importante del germoglio che buca l’asfalto per fiorire ed esistere.
Forza o sforzo?
Questo mi trovo a chiedermi spesso nell’affrontare le prove lungo il cammino.
Un pensiero và anche a una nostra amica, Maria, che proprio in questi giorni sta per partorire. L’esempio più significativo di cosa significa per me Forza è proprio quello di una madre che dà alla luce un figlio.
Mi piacerebbe condividere infine un ultimo pensiero e aneddoto riguardo la Forza: 
quand’ero bambino ricordo che in varie occasioni mi sono spaventato di fronte a qualche insetto e sono corso da mia mamma. Lei ricordo che mi rispondeva: “Ma se tu hai paura, prova a pensare l’insetto quanta ne avrà avuta vedendoti così tanto più grande di lui”. Questa frase mi è rimasta impressa perché mi ha fatto cambiare punto di vista e, ripensandoci, mi ha fatto sentire vicini anche gli esseri più piccoli, fratelli di un viaggio che compiamo tutti insieme su questa terra, spaventati fintanto che ci sentiamo soli.

CANTO DI SILVIA ED ENRICO: Se potessi nascere – ireblA
Se potessi nascere roccia
sarei contento perchè  sarei stabile

Se potessi nascere lago
sarei felice perchè sarei fresco

Se potessi nascere albero
sarei gioioso perchè sarei radici nella terra

Se potessi nascere fiore
sarei allegro perchè sarei colorato

Se potessi nascere rondine
sarei vitale perchè sarei leggero

Se potessi nascere me
sarei in cammino perchè

io sia roccia, lago, albero, fiore, rondine

insieme, proprio qui e ora.


INTERVENTO DI ENNIO
Da bambino pensavo che la forza fosse qualcosa esclusivamente fisica. Ero gracilino, frequentavo l’Istituto Rossi e mi dovevo confrontare con ragazzi ripetenti più grandi di me e più muscolosi. Avrei tanto desiderato avere più forza per non sfigurare.

A distanza di tanti anni ho capito e mi sono reso conto che la forza non è solo questo, anzi tutt’altro. Oggi associo la forza al coraggio e penso di averli avuti entrambi quando sono rimasto vedovo con due figli da crescere. Ho trovato dentro di me una grande forza che mi ha salvato e mi ha permesso di continuare a vivere!!

Nessun commento:

Posta un commento