Testi degli interventi - la condivisione

La camminata meditativa del 19 FEBBRAIO 2018 si è svolta dal Convento di Santa Maria del Cengio all’Eremo e ha avuto come tema conduttore: CONDIVIDERE.
Composto dalla preposizione "con" e "dividere": dividere, spartire insieme agli altri.
La condivisione implica la relazione con gli altri non può essere in solitudine.... che significato ha per me? fa parte della mia vita, del mio pensiero, di ciò che sono?
Condivido idee, parole, ciò che ho dentro e ciò che ho fuori? Condividere è per me qualcosa che aumenta o che toglie? 

Con questi spunti di riflessione, dopo un saluto di benvenuto di fr.Renzo, ci siamo incamminati in silenzio lungo il sentiero che giunge all’eremo (17p). 
Ecco le nostre testimonianze:


INTERVENTO DI FRANCESCA 
Condivido: divido con gli altri, metto qualcosa in comune con gli altri. La prima cosa da mettere in comune è quello che io sono e ho scelto di parlarne attraverso la canzone “Metti in circolo il mio amore” di Ligabue.
La canzone inizia con la constatazione che la vita, con le sue prove, ci spacca, ci divide dentro e il nostro io ne esce a pezzi, cioè diviso in tante parti diverse, che fanno fatica a mostrarsi agli altri, perché la divisione dentro porta con sé ammaccature, ferite e sentimenti di rabbia, delusione.
Come si può pensare di mettere in comune qualcosa con gli altri quando ci si sente a pezzi? Come in un quadro di Picasso, a pezzi e scombinati, con le parti che non coincidono tra loro, disarmoniche e discontinue. La reazione spontanea è nascondersi, non mostrarsi agli altri e pensare di non avere niente da condividere. Allora parte il ritornello, che suona come un dolce invito, “metti in circolo il tuo amore”.. “come quando dici perché no.. come quando dici non lo so” Cosa significa? Sembra dare l’idea di una resa, fatta di compassione per se stessi, ma anche di ironia che porta ad andare oltre una visione tragica di sé, per sorridere di se stessi, dei propri drammi e lasciar andare, mostrarsi lo stesso, esserci con semplicità. C’è sempre dentro ognuno una parte sana, un piccolo frammento di noi capace di sperare, quindi sempre qualcosa da condividere, mostrandosi per quello che si è.
La canzone continua parlando della vita come un mare pieno di pesci e tante volte si vorrebbe che tutto questo mondo di relazioni fosse come lo vogliamo noi, perché non sopportiamo ciò che è diverso da come ce lo aspettiamo, forse perché il fuori rispecchia così bene quello che non ci piace del nostro interno. Ma quanto può durare tutto questo?
Finche non si capisce che “più ti opponi all’onda, più ti tira giù”.. allora ecco di nuovo il ritornello “metti in circolo il tuo amore” , spendi la tua parte migliore, fai quello che non faresti mai, cioè fai quello che ti aspetti dalla vita, “ se ti senti ad una festa per cui non l’invito, adesso gli inviti falli tu”.
Mettere in circolo è il movimento di un condividere in cui quello che esce da noi ritorna a noi trasformato, accresciuto, in un movimento che ricorda la ciclicità del respiro, del lasciar andare e poi accogliere.
Così quello che c’è di integro in me si attiva e nella condivisione cresce, si nutre, per avere la forza di liberare e guarire le parti divise e ferite dentro di me.

CANTO DI OSCAR 
Metti in circolo il tuo amore - Luciano Ligabue

Hai cercato di capire 
E non hai capito ancora 
Se di capire di finisce mai 
Hai provato a far capire 
Con tutta la tua voce 
Anche solo un pezzo di quello che sei 

Con la rabbia ci si nasce 
O ci si diventa 
Tu che sei un esperto non lo sai 
Perché quello che ti spacca 
Ti fa fuori dentro 
Forse parte proprio da chi sei

Metti in circolo il tuo amore 
Come quando dici "perché no?" 
Metti in circolo il tuo amore 
Come quando ammetti "non lo so" 
Come quando dici "perché no?"

Quante vite non capisci 
E quindi non sopporti 
Perché ti sembra non capiscan te 
Quanti generi di pesci 
E di correnti forti 
Perché 'sto mare sia come vuoi te

Metti in circolo il tuo amore 
Come fai con una novità 
Metti in circolo il tuo amore 
Come quando dici si vedrà 
Come fai con una novità



E ti sei opposto all'onda 
Ed è li che hai capito 
Che più ti opponi e più ti tira giù 
E ti senti ad una festa 
Per cui non hai l'invito 
Per cui gli inviti adesso falli tu

Metti in circolo il tuo amore 
Come quando dici "perché no?" 
Metti in circolo il tuo amore 
Come quando ammetti "non lo so" 
Come quando dici perché no



INTERVENTO DI NADIA IL CERCHIO DELLA GIOIA
Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d'uva.
<<Frate portinaio>>, disse il contadino, <<sai a chi voglio regalare questo grappolo d'uva che è il più bello della mia vigna?>>
<<Forse all'abate o a qualche padre del convento>>.
<<No. A te!>>.
<< A me?>>. Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. <<Lo vuoi dare proprio a me?>>.
<<Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d'uva ti dia un po' di gioia>>. La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate  portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d'uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un'idea:<<Perchè non porto questo grappolo all'abate per dare un po' di gioia anche a lui?>>.
Prese il grappolo e lo portò all'abate. 
L'abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c'era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: <<Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco>>. Così il grappolo d'uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate a sudare sui fornelli, e glielo mandò.
Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po' di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro. Finchè di frate in frate, il grappolo d'uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po' di gioia). 
Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.
(da 40 Storie nel deserto – piccole storie per l'anima )

Questa storiella è un aspetto della condivisione, e in questi giorni mi sono resa conto come nella vita tutto potrebbe essere condivisione.
CON-DIVIDERE, composto dalla preposizione “con” e “dividere”, dividere con gli altri – implica relazioni, ma non sempre stare con gli altri è condividere.
Mi son chiesta: quando il mio rapporto con gli altri è condivisione?
Il mio pensiero è che ogni mio gesto, parola, idea, passione, può essere condivisione quando metto tutto me stesso, quando muovo il mio corpo, la mia mente e il mio spirito in un unico atto che è pienezza.
Condividere per me è anche non lasciare vuoto il mio posto, non aspettare che inizi qualcun altro il cerchio della gioia; è far rimbalzare il sasso che io sono nell'acqua creando cerchi concentrici che si allargano sempre più. 


INTERVENTO DI MIRKO  

"life is a gift to share" ( dal film Into the wild)
 Condividere la vita , trasmetterla...
Secondo me prima bisogna capire perché condividere, poi bisogna capire come condividere.
Perché condividere:
sul piano delle cose subito sembra ingiusto: con tutta la fatica che si è fatto ad avere le cose poi con un movimento opposto condividerle sembra sprecare la fatica spesa. Ma le cose sono in sé sterili, ti isolano e comunque si lasciano... bisogna dare un senso a quella fatica. Il problema è finalizzarle: avere il necessario e che il superfluo sia destinato al bene, cioè che sia veramente un bene comune.
Poi è giusto che chi ha avuto molto, oltre il necessario cerchi di dare a chi ha meno. Si può tuttavia condividere volentieri solo se si ha avuto, se si ricevuta l'esperienza piacevole della condivisione (dopo aver letto un libro memorabile ad esempio... mi ricordo di aver letto le pagine centrali de Il mio secolo la mia vita di Jean Guitton e di essere stato attraversato nella condivisione di una emozione e sapienza spirituale: mi ricordo quella gioia. Condividere  cose moltiplica l'effetto proiettivo sulle cose della persona: la personalità si accresce nelle emozioni condivise. Nella trasmissione la cosa diventa un dono e un segno che ricorda chi l'ha trasmessa. " io ho quel che ho donato" scriveva D'Annunzio. Nella  passione condivisa soprattutto. Ma occorre prudenza: c'è il rischio di diventare succubi della mania di possedere. Peraltro ci sono anche dei pericoli nella condivisione di una passione: è il caso del marito che parla molto bene della moglie ad un amico. Quest'ultimo potrebbe imitarlo pericolosamente. Non tutto va condiviso. Ci vuole molta lucidità e vera amicizia, innervata di rispetto cristiano  perchè il marito sappia gustare e l'amico sappia contemplare. Solo così la bellezza diventa miracolosamente condivisa, segno tangibile di una pienezza che si proietta su questa terra da altri mondi, senza confini.

Come condividere:
Un'esperienza di  servizio ad un  bisogno (ad es. un libro che mostra soluzione) è molto attraente ma non necessariamente viene condivisa se  non si affrontano quei problemi. La condivisione si realizza quando intercetta certi centri di interesse formati nella persona che riceve. Oggi attrae molto l'aspetto estetico e edonistico per cui condividere idee di questo genere  è facile e ben gradito, viene in mente  un'esperienza più facilmente comunicabile come una ricetta di cucina nell'onda dominante del cibo... Oppure la folla allo stadio che condivide la passione e la amplifica.  Altro invece è condividere gli ideali, talvolta il rischio condiviso unisce. In momenti iniziali occorrono anche delle esche cariche di amore. E questo senso nostro Signore è esemplare quando parla di pescatori di uomini, espressione che presuppone la presenza di una esca...
Poi condividere con persone equilibrate è  un conto,  altro è invece  condividere con persone depresse, senza interessi che  fondano la loro esperienza e anzi per questo rischiano di soffocare il tuo entusiasmo. Se manca l'umiltà che permette di ricevere e trasmettere  (umiltà che avevano i monaci nel racconto del grappolo d'uva), se manca il distacco benevolo,  ironico le persone sono incatenate ad idoli che esaltano e deprimono nella loro inevitabile inconsistenza e delusione. E allora chi vuol condividere si trova desolatamente in croce, con  un abbraccio bloccato anche nella sua liberta di vivere l'esperienza. E rischia di partecipare all'esperienza depressiva di chi voleva beneficiare.
Come hanno mostrato nella loro esperienza dolorosa Maria Bertilla Boscardin e Piergiorgio Frassati. Non sono riusciti a condividere con certe persone: Piergiorgio con la famiglia, Bertilla con il padre.  Non è bastata la loro vita terrena per condividere  la fede profonda che  avevano. Eppure per chi è umile e in attesa può arrivare un ristoro,  come una silenziosa radiazione fossile o come una brezza sottile. Forse da chi ha voluto condividere prima di te. Anche a costo della Passione come la descrivono i 4 Vangeli.  C'è una sorgente di acqua viva nelle Scritture e in una Tradizione che faticosamente, umanamente, anche anonimamente  la riceve. In micro-Apocalissi, come  a pezzi,  l'agnello sgozzato sin dalla fondazione del mondo, fa sentire la sua presenza e le  guida alle fonti delle acque della vita. E continua incredibilmente a perdonare.  Nel circolo del tempo al centro c'è una croce. Quella che sostiene.  Qualcuno l'ha vissuta mostrando un amore sino alla fine, Gesù in croce resta lucido sulla croce rifiutando il fiele che lo avrebbe istupidito. Così nascono le parole di condivisione, della madre, del paradiso (con il ladrone). E  sono state rese condivisibili a tutti, parole inarrestabili per Piergiorgio e Bertilla che hanno completato la Passione antica con la loro passione nella fede . Così nel proprio sangue si diventa costruttori di pace. Dopo la morte improvvisa di Piergiorgio  la famiglia Frassati ha riconosciuto la  grandezza di Piergiorgio. Dopo la morte di suor Bertilla  il padre che beveva e talvolta picchiava la madre ha avuto lacrime liberatorie.  Anche così, forse soprattutto così, varcando la soglia del dolore,  per chi sa vedere l'amore vero si trasmette. Un'altra onda meno collettiva ma più profonda, segna e forma una comunità di persone fragilmente ma anche saldamente unita dal segno della croce.  Al collo la croce si appesantisce nel suo significato ma si trasmette nella sua forza. L'anima, pur stretta, condivisa,  diventa più leggera.  La croce  non è l'ultima parola ma è un nuovo inizio, arricchito, più forte, questa volta condiviso. Come insegna l'antico dogma della comunione dei santi. Comunione, perfetta condivisione. Trasmissione, anche fuori programma.





INTERVENTO DI ENNIO
Ci sono due tipi di condivisione: positiva come per me è fare una camminata con gli amici e negativa come quella che sto vivendo in questo tempo. Sto infatti accudendo i miei genitori ammalati e mi rendo conto che per loro è importante la mia presenza e la mia vicinanza. Questa condivisione ci permette anche di parlare e di riscoprire un rapporto magari diverso, però  per me non è facile, faccio fatica e dopo un po’ devo scappare, mi sento soffocare. Mi chiedo allora perché? Non ho ancora trovato una risposta, forse non sono pronto, ma spero che questa difficile condivisione possa farmelo capire e magari aprirmi nuovi orizzonti.



INTERVENTO DI NICOLETTA
Ho sperimentato la condivisione in modo particolare proprio in questi giorni che, a causa di un problema alla spalla, ho avuto bisogno di aiuto esterno. Ogni giorno mi arrivava del cibo pronto che condividevo in compagnia e questo mi sosteneva oltre che fisicamente anche moralmente.
L’idea di avere sempre qualcosa da parte è molto importante per me perché psicologicamente mi dà sicurezza. E’ un atteggiamento questo di conservare le cose che mi appartiene fin da bambina quando nascondevo i cioccolatini kinder e le banane nonostante il rischio di essere depredata dai miei fratelli….
Condividere un pezzo di pane è importante, ma lo è ancora di più andare oltre e  trasformare la condivisione in comunione, cioè fare in modo che il pezzetto di pane diventi un tutt’uno con noi!!



INTERVENTO E CANTO DI OSCAR 
La condivisione è uno strumento molto potente poiché permette di ridimensionare le brutte esperienze e di ingrandire le belle emozioni. La condivisione della propria vita con gli altri fa in modo di confrontarsi, di pesare nel modo corretto ciò che ci accade e nel caso di episodi negativi, una volta espressi e condivisi spesso si ridimensionano. Quando invece siamo di fronte a belle esperienze, emozioni, episodi che ci fanno felici, questi, una volta condivisi, assumono un valore esponenzialmente più grande e appagante.
La canzone di Niccolò Fabi “una somma di piccole cose” per me esprime la capacità che la condivisione ha nel mettere insieme piccole esperienze e farne una grande vita.

UNA SOMMA DI PICCOLE COSE – Niccolò Fabi
Il sorriso regalato a quel passante
Un paragrafo di una pagina qualunque
La storia è un equilibrio tra le fonti
Il disegno che compare unendo i punti
Un patto firmato, un bacio non dato
Il futuro che cambia
È una somma di piccole cose
Una somma di piccole cose
Una somma di passi, che arrivano a cento
Di scelte sbagliate, che ho capito col tempo
Ogni volta ho buttato ogni centimetro in più
Come ogni minuto che abbiamo sprecato
E non ritornerà
La salvezza in ogni grano di un rosario
Ogni lettera del mio vocabolario
Scavalchiamo quei cancelli uno ad uno
Nelle cellule di un uomo è il suo destino
Abbiamo due soluzioni
O un bell’asteroide e si riparte da zero
o  una somma di piccole cose
Una somma di passi, che arrivano a cento
Di scelte sbagliate, che ho capito col tempo
Ogni volta ho buttato ogni centimetro in più
Come ogni minuto che abbiamo sprecato
E non ritornerà



Concludiamo la camminata in cerchio davanti all’Eremo, pronunciando nomi di persone che vogliamo condividere.

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