Predica Stefano Capovilla

Commento al brano del Vangelo Marco 9/2-10

 “ La Trasfigurazione” 

 Il Volto di Dio

Se fosse qui presente mia madre, Angela, si metterebbe a ridere. Da

piccolo, avrò avuto circa otto anni, dicevo messa in giardino. Poi un giorno

mia mamma chiese al parroco: “ Xe pericoloso Don Giuseppe?” ed il

parroco rispose: “ Chissà chel continua anca da grande”.

Il giorno dopo avevo già smesso di celebrare.

Ed eccomi qui, dopo circa quarant'anni, mi ritrovo sopra l'altare, non a

celebrare la messa come Angela sperava, ma a fare la predica. 

Non capita spesso di avere questa possibilità e responsabilità, e non vi

nego una forte emozione, accompagnata anche da un grande entusiasmo.

Mi chiamo Stefano, sono sposato con Marina, ho tre figli e lavoro presso

l'ospedale di Vicenza.

Il perchè sono qui, me lo domando anch'io; in realtà mi è stato chiesto di

raccontare e commentare il vangelo assieme a voi, di descrivere le

sensazioni che ho provato nel leggerlo, nel pensarlo, e sopratutto nel

lasciarlo respirare dentro di me. 

Non è stato facile, io non sono un teologo, sono troppo poco mistico, ho un

sacco di difetti, ma di sicuro una cosa non mi manca: l'immaginazione. 

Così ho deciso di pensare per immagini, vedere quello che si poteva

vedere, immaginare quello che non si poteva capire. 

Vi confesso che sono abituato a vedere e pensare per immagini, perchè la

mia passione è il teatro, fare teatro, parlare di teatro, vivere di teatro.

Ho usato quindi il mio sguardo ed i miei occhi per leggere questo brano

del vangelo, e quale brano migliore poteva capitarmi se non questo, che

parla della transfigurazione?

Sono partito da buon laico nel considerare questo brano come un grande e

meraviglioso effetto speciale. Ci sono tutti gli elementi, la montagna, la

veste illuminata,la luce, la nube e poi la voce fuori campo: “ Questo è il

mio figlio prediletto, ascoltatelo!”. Da far venire i brividi a tutti i registi.

Ma questa non è una lezione di teatro, ed il brano non parla di come fare

Ma allora di cosa parla il brano?

Io partirei subito dalla definizione di trasfigurazione che offre il dizionario

della lingua Italiana: “ Trasfigurazione, totale cambiamento, mutamento di

aspetto, di fisionomia; profonda alterazione dell'espressione.”

Subito tre parole catturano la mia attenzione: cambiamento, mutamento,

alterazione; qualcosa che indica un movimento, non staticità e fissità ma

Quattro amici vanno in montagna, si muovono, salgono, cambiano

dimensione; e qui si potrebbe dire che Gesù aveva le sue preferenze,

perchè di tanti solo tre lo accompagnarono. Però lo possiamo capire, una

gita in montagna riesce meglio se si è in pochi, se ci si conosce bene, e

sopratutto se ci si fida uno dell'altro. Solo così si può gustare il valore della

gita, la bellezza dello stare assieme. Ecco la prima immagine. Persone che

si vogliono bene, che condividono una passione e che decidono si stare

assieme. Quanti di noi non l'hanno fatto o pensato?

E una volta arrivati sopra la montagna questi amici molto speciali, hanno

avuto la loro ricompensa, hanno potuto gioire della loro “ visione “, e cosa

vedono? Il volto di Dio, il vero volto di Dio. Gesù, figlio di Dio, si rivela

ai tre apostoli. Hanno potuto vedere la verità.

Ed ecco la seconda immagine: un cristo lucente, così lucente quasi da

abbagliare la vista dei tre poveretti.

Quanti di noi vorrebbero avere questa visione, quanti vorrebbero

finalmente vedere il volto di Dio!

Come sarebbe facile allora definirsi Cristiani solo dopo aver visto il volto

di Dio; magari con un po' di fortuna potremmo anche diventare santi. E mi

viene subito un'altra immagine: tutti noi qui presenti con la nostra bella

aureola sopra la testa.

Ma lasciamo stare per un momento le immagini e cominciamo a porci

delle domande. Perchè la bellezza di questo brano del vangelo, come di

tutto il vangelo, è quella di porci delle continue domande.

Noi uomini di questo secolo lo possiamo vedere il volto di Dio, e, se sì

Forse lo possiamo cercare o trovare in chiesa?

Forse lo possiamo cercare o trovare nella natura?

Forse lo possiamo cercare o trovare nel prossimo?

Mi sono anche chiesto: “ Tu Stefano, dove puoi e dove vuoi trovare il

L'ho cercato spesso fuori di me, senza mai trovarlo, nella disperazione l'ho

addirittura abbandonato, mi sono sentito come i tre apostoli sopra la

montagna, confuso, perso nella nebbia, oppure troppo accecato dal

bagliore della veste bianca, così da non riconoscere chi ci fosse al di là del

Non è proprio così difficile perdersi quando non si sa cosa cercare.

Dove vuoi trovare il volto di Dio? A volte siamo troppo convinti e lo

vogliamo trovare dove solo a noi va bene, ma è veramente quello il vero

Chi tra di noi non si sente confuso? Siamo un po' tutti sopra la montagna,

confusi e disorientati.

Siamo tutti bombardati da un sacco di immagini, a volte troppo reali, a

volte troppo banali o illusorie; siamo tutti ciechi, abbagliati da una luce

fatta solo di falsità e ipocrisia.

Che lo vogliamo o no, siamo tutti dentro un grandissimo effetto speciale.

Ed ecco subito una nuova immagine: centinaia di persone dentro la vastità

di un centro commerciale, che nel nostro tempo potrebbe essere la nuova

cima della montagna.

Viviamo in un tempo dove abbiamo gli occhi e lo sguardo pieni di

immagini ed il cuore e l'anima assolutamente vuoti e deserti. 

Siamo un po' tutti immersi nella nostra “ nebbia esistenziale”, siamo

freddi, ma la cosa peggiore è che non ci “ vediamo” e non ci “ sentiamo”.

Vogliamo vedere il volto di Dio, e non ci vediamo tra di noi, abbiamo di

fronte ai nostri occhi uno dei peggiori muri che la storia moderna ci possa

offrire, il muro dell'indifferenza.

In questa nostra povera ed umana dimensione mi vengono subito altre

Possiamo noi vedere il volto di Dio?

Meritiamo di vedere il volto di Dio?

Abbiamo veramente il coraggio di vederlo, di guardarlo in faccia, diritto

Noi, così legati alle nostre sicurezze, al nostro piccolo ma prezioso

benessere siamo pronti per lasciare tutto ed affrontare la nostra montagna?

Siamo pronti a sudare e soffrire, come i tre apostoli, per guadagnare la

Oppure scegliamo di rimanere comodamente chiusi nelle nostre tende, che

ci proteggono da tutto, ma ci impediscono di vedere la bellezza che c'è al

Anche Pietro, Giacomo e Giovanni, hanno avuto paura, hanno desiderato

la loro tenda, una tenda che in qualche modo custodisse il loro star bene; lì

assieme al figlio di Dio:“ E' bello per noi restare qui accanto a te.”

Volevano tenere la loro visione tutta per sè, non volevano più tornare. In

qualche modo anche i tre apostoli si sono dimostrati un po' egoisti, come

potremmo non esserlo noi, poveri e comuni mortali?

Nelle nostre tende abbiamo tutto quello che ci serve: abbiamo le nostre

certezze, le nostre sicurezze, le nostre protezioni, le nostre convinzioni, le

nostre idee; sono tende stracolme di luoghi comuni, pregiudizi, ma

nessuno di noi vuole uscire da lì: Siamo fermi, fissi, statici.

Penso sia arrivato il momento di uscire, di avere il coraggio di cercare, di

andarsi a trovare e di vedere il vero volto di Dio.

Sono stanco di pregare “ In nome di Dio “, Io Dio lo vorrei toccare,

vedere, abbracciare, sentirlo respirare, come quando di notte si dorme con

qualcuno accanto, poterlo cullare, come una mamma culla suo figlio,

potergli anche magari parlare, chiedere un consiglio, discutere con lui,

litigare con lui, lottare con lui e per lui, vivere con lui. 

Ma come faccio? Come posso arrivare a questo?

Vado sopra la mia montagna. Ognuno possiede una propria montagna da

scalare, può essere fatta in mille modi, può essere più facile o difficile, più

ripida o meno ripida, aspra, deserta, rigogliosa, può essere ricca di

incertezza, di paura, di debolezza, di solitudine, può essere allegra, piena

di energia, passione. Provate ad immaginare di vedere per un momento la

vostra di montagna: cercate l'altezza, disegnate i confini, i colori, i

paesaggi e, quando avete chiara e nitida l'immagine, partite e chiedetevi:

Accetto, la fatica dei passi, il sudore della fronte, la sete e la fame, il

silenzio che mi circonda?

Accetto di perdermi nella nebbia, di perdere ogni riferimento, di vagare

Accetto di lasciarmi acceccare dal bagliore delle vesti bianche, di essere

Accetto di essere disperato, confuso e stanco?

Accetto di fermarmi?

E' questa la svolta e la differenza, una volta raggiunta la vetta. Mi

fermo.Stop.Pausa.

Smetto di correre inutilmente, di cercare inutilmente. Sto li fermo,

recupero il respiro e aspetto. Ascolto il battito del mio cuore, ascolto il

rumore della mia anima.

Se possiedo la pazienza giusta, il vento porterà via la nebbia, e una nuvola

potrà ridurre la luce accecante, solo così potrò finalmente cambiare il mio

sguardo. Non avrò più uno sguardo accecato, ma possiederò uno sguardo

illuminato, in grado di vedere nel buio della mia oscura profondità.

Uno sguardo troppo abituato a guardare fuori, deve abituarsi a guardare

Rivolgo il mio sguardo dentro di me. All'inizio non sarà facile, devo

abituare la mia debole vista a questo nuovo modo di guardare, e con molta

pazienza ecco che avremo di fronte un'altra immagine, una nuova

immagine: cambiata, mutata,alterata. 

Prima sarà sfuocata, piena di ombre e chiaroscuri, poi sempre più nitida,

fino a quando potremmo finalmente avere la nostra prima vera visione:

quello che io sono, la mia essenza, la mia immagine interiore

completamente messa a nudo, la nudità dell'anima.

San Francesco prima di abbracciare Dio si è spogliato dalle sue

ingombranti vesti; Cristo stesso in questo episodio del vangelo esce allo

scoperto, si manifesta, si mette a nudo di fronte ai suoi apostoli.

Anche noi, uomini e donne di questo secolo ci dobbiamo togliere le vesti,

ci dobbiamo spogliare.

Ma cosa dobbiamo mettere a nudo? Il nostro corpo? 

No, dobbiamo spogliare il nostro sguardo, togliere dal nostro sguardo tutto

ciò che è finto, tutto ciò che è viziato, tutto il superfluo, tutto l'inutile,

sgombriamo lo sguardo da tutti gli artefatti che ci vengono imposti ma che

ci portano al nulla, al niente.

Con uno sguardo così povero e nudo, posso vedere il vero, vedere il bello,

l'originale che c'è dentro ognuno di noi, recuperando lo sguardo innocente

del bambino potremmo finalmente vedere la natura divina che ognuno

Solo così potremo anche noi “trasfigurare”, ed ecco ritornare le tre parole a

me tanto care: cambiamento, mutazione, alterazione.

Potremmo finalmente andare oltre la nostra figura, andare oltre la nostra

sostanza, possiamo finalmente decidere di cambiare figura, mutare

esistenza, alterare la nostra vita.

Pirandello sosteneva che possiamo essere uno, nessuno, centomila.

Scegliamo di essere uno, e quel meraviglioso uno teniamolo stretto e

custodiamolo con tutta la nostra forza, rispettiamolo con tutta la nostra

energia, amiamolo con tutta la nostra passione.

Noi quando saremo sopra la nostra montagna, non sentiremo nessuna voce

che ci possa rassicurare: “ Questo è il figlio di Dio”, non vedremo

nemmeno le vesti di Cristo bianche e lucenti, ma di una cosa sono sicuro.

Quando prima o dopo ritorneremo a valle, con il nostro nuovo sguardo,

libero, vergine e incontaminato, potremo finalmente vedere Dio negli

occhi di chi ci sta attorno, ed allora si che si potrà avverare la più grande

delle visioni: “ Un mondo impregnato della presenza di Dio”

Dio lo si potrà toccare, abbracciare, sentire e respirare, cullare, perchè è lì,

vicino a noi, di fronte ai nostri occhi illuminati.

Sembra quasi impossibile, ma grazie a questo possiamo ottenere la

trasfigurazione del mondo, un mondo cambiato, mutato,diverso, alterato.

E, grazie a questo, il mondo sarà più vero e più vivo, dove finalmente tutti,

usciti definitivamente dalla nebbia, possiamo 

“ Sentirci “ e “ Vederci”.

Solo in un mondo così, ognuno di noi potrà finalmente dire come Pietro,

Giacomo e Giovanni: “ E' bello per noi restare qui accanto a te.”

 Stefano Capovilla

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