Testi - il limite



La camminata meditativa, la sera del 15 FEBBRAIO 2016, si è svolta all’interno del Chiostro per terminare in sala capitolare e ha avuto  come tema conduttore: “IL LIMITE”. 
Lungo il percorso, ritmato dal ticchettio della pioggia, dai passi silenti dei partecipanti (12), sono state offerte alcune riflessioni/testimonianze, che vengono raccolte qui.


PREMESSA

Cosa rappresenta il limite per noi? Che effetto ci fa questa parola?
E' bene insegnare il senso del limite ai bambini?
E noi siamo limite? Oltrepassiamo i limiti? Viviamo i limiti? Rispettiamo i limiti?


INTERVENTO DI  FEDERICA

Il limite, non mi piace tanto questa parola, mi suona come una cosa triste, ma al tempo stesso scatena dentro di me una piccola sfida trovare qualcosa di bello di positivo al limite.
Ho passato più giorni in attesa di qualcosa che rispondesse alla mia domanda cos’è il limite.
Ho letto il significato della parola nel vocabolario oltre alla definizione tradizionale di confine o altro ho capito che il limite è usato nella matematica, nell’ andamento di una funzione, nelle statistiche in base al limite inserito varia l’andamento delle probabilità fra x e y.
Mercoledì sera ho guardato la televisione, giusto il tempo, di vedere il maestro Ezio Bosso che si è esibito a Sanremo. Ho ascoltato le sue parole, ho sentito l’esibizione al pianoforte e ho pianto di ammirazione e rispetto.
Dalla mia bocca sono uscite queste parole: ”il suo limite fisico e di salute gli ha permesso di suonare oltre che con le mani con il cuore e di rendere tutto più speciale”.
Il limite, quando non è oltrepassabile, ci permette di provare esperienze diverse di entrare dentro delle stanze di noi che ci appartengono e hanno bisogno di essere vissute, di accrescere le nostre doti, è un’ occasione.
Il limite di velocità, il limite da non oltrepassare agli sportelli, il limite della mia aurea, il limite del mio camminare è il rispetto fra me e le altre persone è il rispetto per me stessa.
Il limite è una parte di me che mi fa paura a cui spesso mi viene più voglia di scappare invece che prenderla come un’occasione una possibilità, ma sono qui per provarci.



INTERVENTO DI ANCA (letto da Lisa)

Il confine ci serve per conservare quello spazio tra di noi, dove il tutto prende vita, quel piccolo vuoto che accoglie ogni forma della nostra esistenza.
Il limite limita il limitato nei suoi limiti.
Il limite uccide l’espressione della vita nell’incontro con l’altro.
Penso che non siamo i padroni dei nostri limiti, li disegniamo con la partecipazione di ogni momento, grazie.


INTERVENTO DI  DAVIDE

Ho sempre associato la parola limite alla montagna e a quello che comunemente si sente dire da chi la frequenta e dagli alpinisti: il limite non esiste, è solo dentro noi stessi.
Penso di aver capito solo da poco tempo questa affermazione. Quando pensiamo di aver raggiunto il massimo risultato possibile in realtà è solo l’inizio di un secondo percorso che ci porta oltre il primo limite per arrivare al successivo e così via.
In definitiva il termine limite può essere concepito come una barriera, un ostacolo che intralcia il nostro percorso, un freno al raggiungimento del risultato desiderato, della nostra meta prescelta. Da qui la sensazione spesso di non poter andare oltre, di non farcela e di non riuscire, a tratti accompagnata da senso di frustrazione, di fallimento, perfino di disagio.
Ognuno è portatore di un proprio limite, sia esso visibile che non. Ciascuno si trova ogni giorno a “combattere” con i propri limiti, come ad esempio nel non riuscire bene in qualcosa, nel lavoro, nei rapporti interpersonali, in famiglia, nel carattere, nello sport. Secondo me l’importante è provare sempre a raggiungerli e perché no a superarli.


INTERVENTO DI  FRANCO

Notavo, camminando questa sera, che anche il chiostro che ci ospita è un luogo delimitato. Non sempre i limiti o confini sono qualcosa di negativo, anzi molte volte rappresentano una protezione che ci fa sentire riparati e protetti.
Un’altra cosa che mi fa pensare al limite è la cellula: la più piccola struttura vivente.
Ogni cellula può esser definita come un'entità chiusa ed autosufficiente delimitata da una membrana. Essa però è in grado di assumere nutrienti, di convertirli in energia, di svolgere funzioni specializzate e di riprodursi se necessario. Per fare ciò, ogni cellula è dotata di una specie di sistema a chiuse che a seconda delle necessità fa entrare o uscire tutte le informazioni necessarie.
Penso sia un bell’esempio di limite/non limite, fonte di vita.


INTERVENTO DI  BARBARA

Il limite della serie di Fibonacci per n che tende all’infinito è l’infinito stesso; idem dicasi per la serie di Fibonacci aumentata di un’unità. Ma il limite per n che tende all’infinito del rapporto tra la serie di Fibonacci aumentata di un’unità e la serie stessa, in breve converge al numero aureo.




Equazione 1: limite per n che tende all’infinito della serie di Fibonacci


Equazione 2: limite per n che tende all’infinito della serie di Fibonacci aumentata di un’unità



Equazione 3: limite del rapporto tra le due serie, sempre per n che tende all’infinito



Equazione 4: Valore del numero aureo
A questo risultato si arriva dopo una serie di passaggi che possono essere rappresentati come segue:


Se sostituisco i simboli uguali, potrà trasformarsi graficamente in questo:



Il solo osservare questo rapporto, che si ripete all’infinito, richiama la neve con i suoi fiocchi geometrici.
Anche una rappresentazione grafica di questo concetto matematico riporta, oltre che alla perfezione del numero aureo, al limite che può essere portato all’estremo (fino all’infinito), per fermarsi ad un numero unico illimitato.





Questo concetto matematico può farci riflettere come due persone distinte che hanno una stessa base, tra loro separate e che cercano di spingersi sempre più avanti nel superare singolarmente i propri limiti, possano procedere all’infinito senza mai raggiungere l’obiettivo.
Le stesse due persone, con le loro piccole differenze unitarie, una volta instaurato un rapporto, possono tendere insieme al raggiungimento della perfezione, superando i propri limiti singolarmente, ma in uno spirito unito oltre ogni limite, fino all’infinito.



INTERVENTO DI  MATTEO
Riflettendo sul tema di questa sera ho evidenziato due limiti: uno verso l’alto e uno verso il basso.
Il primo lo associo a Bruce Lee, nato a Hong Kong da famiglia umile e numerosa che  grazie alla sua forza di volontà a volersi sempre superare è diventato uno dei più influenti artisti marziali di tutti i tempi, nonché l'attore più ricordato per la presentazione delle arti marziali cinesi al mondo.
Riuscì in questo nonostante un grave infortunio che lo paralizzò per lungo tempo e che superò pienamente anche a dispetto dei pareri medici andando oltre ogni limite di resistenza, volontà e determinazione.
Il secondo limite che ha catturato la mia attenzione è, come dicevo, verso il basso. Mi riferisco infatti a quello che dicono gli alcolisti quando raggiungono il loro limite: “abbiamo toccato il fondo”.


INTERVENTO DI  NICOLETTA

Il tema della serata mi fa pensare al limite che i genitori impongono ai propri figli. Io non ho un’esperienza diretta, ma in veste di insegnante ho spesso trattato questo argomento. Non potete immaginare come i ragazzi riescano a bypassare i limiti imposti con stratagemmi vari e astuzia, sfruttando momenti di stanchezza di uno o l’altro genitore, giocando con gli affetti o peggio ancora con piccoli ricatti e altri mezzucci. Riescono quasi sempre ad ottenere quello che vogliono e i genitori a volte non se ne rendono proprio conto, altre volte accettano, loro malgrado, per il “quieto vivere” o per sfinimento.

La parola limite mi fa ricordare anche una delle più belle poesie di Giacomo Leopardi: L’INFINITO.
Quest’opera ci fa capire come si possono superare i limiti: il poeta infatti evoca lo spazio infinito, oltre il limite rappresentato dalla siepe che gli impediva di vedere.
Un esempio di come un limite, anziché ostacolarci, possa diventare un arricchimento.


L’INFINITO
« Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. »












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